... E ritorno a casa - Racconto & immagini (11)
- aa1269
- 16 dic 2016
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(p. 225) Arrivai a Gerusalemme nell’area nord della città vecchia a ovest della Porta di Damasco. Presto mi incamminai lungo il perimetro delle mura alla ricerca di un albergo.
Nella piazza davanti alla Porta di Damasco, in un punto panoramico al limite del Quartiere est controllato dall’Autorità palestinese, scorsi un paio di insegne promettenti. Mi diressi verso l’insegna con la scritta Palm Hotel, l’ala rinnovata del Faisal Hostel, lo storico ritrovo per una sosta di passaggio dei simpatizzanti della Causa palestinese. Secondo la mia cartina, la facciata del Faisal Hostel collimava con la linea stabilita dall’Armistizio di Rodi del 1949, e l’idea mi piaceva: era una linea di pace. Chiesi una stanza.
Il gestore – un arabo burbero e sbrigativo – mi chiese trecentocinquanta shekels per un buco di stanza colazione inclusa. Il balcone forniva la vista sulla piazza e, disse il gestore, avrei potuto usare il parcheggio privato custodito in convenzione con l’albergo.
«Il prezzo è eccessivo», dissi, «ma la prendo per il parcheggio. Dov’è?»
«Qui vicino», disse. Poi chiese a un amico di accompagnarmi.
Quando arrivammo al parcheggio l’amico del gestore notò la targa KSA della mia Toyota. Disse: «Com’è possibile che gli israeliani ti abbiano fatto passare?».
«Mah, in effetti ho avuto i miei problemi...»
«Non è possibile! Non è possibile!», ripetè con le mani nei capelli. Riguardò la targa e disse: «Non credo ai miei occhi!»
Ritornammo alla reception. Qui il giovane accennò al gestore ciò che per lui era impossibile: «Questo tizio ha passato la frontiera di Eilat con la sua macchina saudita!».
Il gestore, le altre persone dello staff e alcuni loro amici, presenti nel locale in quel momento, tutti palestinesi, si guardarono.
«Come hai fatto?», chiese il gestore.
«Be’, è un po’ lunga da raccontare...»
«Ora abbiamo tempo», disse lui. «Racconta!»
«Va bene», dissi. E raccontai.
